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Ferrari Monza SP1 e SP2: il ritorno dell’essenza Ferrari

Comodità, comfort, spazio, accessibilità… sono caratteristiche richieste non solo a utilitarie e SUV, ma ormai anche alle supercar, costrette a modificare la loro essenza per seguire le esigenze di mercato sempre più lontane dalla loro indole. Anche la casa automobilistica numero uno al mondo, Ferrari, ha dovuto adattare le caratteristiche delle proprie vetture per soddisfare queste esigenze, arrivando anche ad offrire un modello a quattro posti con grande bagagliaio.

Ma è davvero necessario? E’ necessario che case blasonate e produttrici di vetture uniche si arrendano così alle leggi di mercato? Ho sempre pensato che in un mondo fatto di grandi SUV, grandi tecnologie avanzate e poca attenzione a piacere di guida e sensazioni viscerali che solo le supercar possono trasmettere, Ferrari non avesse la necessità di seguire i dettami del mercato, ma potesse fregarsene altamente e continuare a produrre supercar come vere e proprie opere d’arte: uniche, fortemente comunicative e molto costose, esattamente come un quadro di un grande pittore che dipinge per comunicare e trasmettere emozioni a chiunque lo guardi, senza pensare ai gusti dello spettatore.

Ritorno alle origini

Forse anche in quel di Maranello pensavano che fosse il momento di tornare alle origini, di mostrare al mondo il proprio dna puro forgiato dalle corse e dalle imprese: nasce così il nuovo segmento chiamato “Ferrari Icona”, una nuova parte della gamma Ferrari che produrrà vettura solo in serie limitata e fortemente evocative, con linee che riprendono le monoposto e biposto degli anni ‘50 riviste in chiave moderna. Nessuna necessità di vendere migliaia di vetture ogni anno e nessuna necessità di piacere per forza: o le prendi come sono, ovvero estreme e potenti, o acquisti una FF o California.

Le prime purosangue rinate da queto progetto sono la Ferrari Monza SP1, dove SP1 indica un solo posto, e la Ferrari Monza SP2, con una due posti secchi e bella da togliere il fiato.

Il V12 più potente di sempre

Sotto il cofano non poteva che esserci il ptente V12 6.5 litri Ferrari rigorosamente aspirato (il turbo? No grazie..) da 810 CV e 719 Nm di coppia, il più potente V12 mai prodotto da Ferrari in grado di suscitare sensazioni ancestrali come nessun altro motore. Completano il quadro il cambio F1 a 7 rapporti, il peso di soli 1.500 kg e la sola trazione posteriore, con un sound ed una guida in grado di risvegliare i vostri più nascosti istinti primordiali.

0-100 km/h in 2,9 secondi e velocità massima di oltre 300 km/h. Prodotte in soli 100 esemplari ciascuna (già tutti venduti), il prezzo è di 1,6 milioni di euro.

Altri dettagli degni di nota sono il largo utilizzo di fibra di carbonio, il cofano motore ad apertura controvento e le porte ad apertura verticale. Al posteriore, non solo il faro unico sottile rende la parte superiore dell’abitacolo “sospesa”, ma rende omaggio alle linee pulite delle vettture del passato, integrando i gruppi ottici senza snaturare le linee sinuose scolpite dal vento.

Per ricordare le “barchetta” del passato, il parabrezza non è necessario. Questo è stato possibile grazie ad una soluzione aerodinamica che porta parte dell’aria che fluisce al di sopra del cofano motore ad entrare all’interno della presa d’aria sotto al bridge posto davanti al volante, generando così una barriera d’aria detta “upwash”, che devia la direzione del flusso incidente al di sopra della testa del pilota, che godrà di una bolla di bassa velocità creata attorno al cockpit.

Interni dal sapore racing e  retro

Gli interni mettono al centro il pilota, con un tunnel senza fronzoli ed un posizionamento dei comandi di chiara ispirazione racing. Basti guardare il climatizzatore composto da una sola manopola, o il sedile rivestito in pelle con colore cuoio che ricorda i fasti del passato, in un’unica monoscocca in fibra di carbonio.

La possibile svolta di Ferrari

Non è forse questa l’essenza dell’automobilismo italiano? Poche vetture prodotte quasi in gran parte a mano dagli artigiani di Maranello, potenza elevata ed uno stile unico destinato a rimanere scolpito nell’asfalto della storia dell’auto? oppure inseguire migliaia di pezzi prodotti ogni anno, in serie, solo per aumentare i numeri di vendita? Un po’ come la differenza tra un’opera d’arte dove puoi osservare le dolci linee del pennello e le stampe riprodotte in serie che possiamo trovare in qualsiasi supermercato.

Personalmente, ritengo che il modello Ferrari Icona sia una grandissima opportunità per ricominciare a produrre le vere Ferrari come fossero opere d’arte, mettendo al centro le emozioni, il sound ed il piacere di guida. Questa idea dovrebbe essere seguita da tutti i brand storici più noti, soprattutto italiani, per comunicare che l’essenza dell’automotive è fatta di sensazioni e coinvolgimento, non solo leggi di mercato.

Immagini Ferrari Monza SP1 e SP2

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